Lo stretto di Kerch è un sito molto importante sul piano naturalistico. Le sue lagune salmastre ospitano, infatti, numerose popolazioni di uccelli migratori e residenti.
Nel Mar Nero e nel Mare di Azov vive, inoltre, l’ultima popolazione della focena dei porti, un piccolo cetaceo costiero ormai estinto nel Mediterraneo.
La tempesta di ieri era stata ampiamente prevista dai servizi meteorologici: questa tragedia si poteva evitare. I maggiori danni ambientali sono legati allo sversamento in mare del combustibile della Volganeft-139, una delle due petroliere coinvolte, che erano nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Le due imbarcazioni vengono di solito utilizzate per trasportare il petrolio dalla Crimea (Ucraina) alla Russia lungo il Volga. Non sono navi adatte ad affrontare un mare in tempesta. E allora perché erano lì? Sicuramente la congiuntura attuale – con prezzi in ascesa – spinge a usare in modo non sempre saggio le infrastrutture e, tra queste, le navi. Probabilmente la violenza della tempesta ha colto tutti di sorpresa.
Greenpeace chiede di abbandonare progressivamente la dipendenza dal petrolio e dai suoi derivati.
Gli eventi meteorologici estremi sono una conseguenza del cambiamento climatico. Aumentare la resistenza delle infrastrutture agli eventi estremi è uno dei costosi lasciti dell’uso dissennato di combustibili fossili. È ora di smettere di usarli, e di trasportarli. Per salvare il clima – ed evitare in futuro questi disastri – occorre rivoluzionare il sistema globale dell’energia e investire su rinnovabili ed efficienza energetica.
Fonte | Greenpeace.org