eBay: Cambia la politica dei feedback

I venditori non potranno più giudicare negativamente gli acquirenti, mentre questi ultimi potranno continuare a valutare i primi senza paura di velenose ripicche.

Tra i punti di forza di eBay, c’è il sistema di feedback: il venditore lascia la valutazione, positiva, neutrale o negativa sul comportamento dell’acquirente, contribuendo così ad accrescere la fama o l’infamia di quest’ultimo.

Da maggio, tuttavia, le cose cambieranno: per chi vende non sarà più possibile inserire feedback negativi a causa dell’uso improprio del sistema che finora è stato fatto. I venditori sono in sostanza accusati di lasciare troppi feedback sfavorevoli sui loro compratori, spinti dalla vendetta qualora questi ultimi non abbiano scritto bene di loro.

In pratica, spiega il presidente di eBay North America, Bill Cobb, “il problema più grosso è che gli acquirenti sono più spaventati che mai di lasciare feedback onesti e precisi a causa della minaccia di ripicche”.

Un feedback negativo, insomma, dà il via a una sorta di circolo vizioso in cui si perde di vista l’onesta valutazione del servizio, rendendo alla fine inutilizzabile l’intero sistema basato sulle opinioni degli utenti. Da maggio, dunque, chi avrà da ridire sull’operato di un acquirente lo potrà fare soltanto contattando direttamente eBay.

Questa mossa, che vede accusati i venditori, proprio da questi viene pesantemente criticata, tanto che alcuni minacciano l’abbandono di eBay: i compratori che si comportano scorrettamente – dicono – sono tanti quanti i venditori, mentre la nuova policy lega le mani solo a questi ultimi rompendo la simmetria che, per quanto imperfetta a causa degli abusi, consentiva a enrambe le parti di esprimersi.

Alle obiezioni eBay risponde che diversi utenti hanno abbandonato i suoi servizi proprio a causa di commenti negativi non meritati: è per tutelare costoro e per evitare che lo stesso succeda ad altri che è stato apportato questo cambiamento. Ora chi compra si sentirà protetto, ma chi vende è già sul piede di guerra a causa della disparità di trattamento.

Fonte | Zeus News